Se in primavera molti viaggiatori amanti dei fiori e della natura vanno in Giappone per assistere alla meravigliosa fioritura dei ciliegi, sappiate che non è da meno lo spettacolo che regalano le rose selvatiche del Marocco.
Forse avrete sentito già parlare della Valle delle Rose, un’oasi piena di gole che scorrono lungo il percorso del fiume Assif M’Gouna, tra Ouarzazate e le Gole di Dades. Poco fuori da questa valle, ed esattamente nella provincia di Kelaat M’Gouna, tra la fine di aprile e la prima metà di maggio di ogni anno si celebra la Festa delle Rose. In questo periodo, tutta la valle pullula di rose selvatiche che sbocciano qua e là tra i cespugli, e che attirano visitatori da tutto il mondo.
Se state cercando il periodo migliore per andare in Marocco, questo potrebbe essere il più adatto a voi.
Ma perché queste “rose del deserto” prendono il nome di damascene? Qual è la loro storia?
Secondo una leggenda, le rose arrivano da Damasco, e furono portare in Marocco dai pellegrini di ritorno dalla Mecca – poiché la zona in cui si sono diffuse è proprio una via di pellegrinaggio e di rotte commerciali dei mercanti –, colpiti dalla loro bellezza e dal profumo, con l’intenzione di renderle fonte di guadagno. Fortunatamente, le rose damascene hanno trovato terreno fertile nella valle marocchina e infatti crescono da sempre a volontà, perfettamente capaci di resistere al freddo e alla siccità.
Il loro caratteristico colore rosa acceso è molto particolare rispetto alle rose a cui siamo abituati, ma è soprattutto il profumo che le rende speciali e diverse dalle altre, ben più marcato e intenso.

Valle delle Rose, un’immersione dei sensi
La maestosa Valle delle Rose è un luogo incantato e ancora oggi poco conosciuto. Il che non è un male, visto che gli ha permesso di preservarne l’autenticità e assicurare lo stupore. Di solito viene attraversata dagli appassionati di trekking che risalgono il corso del fiume, o semplicemente per ammirare gli scorci color ocra intenso della roccia che costeggia la strada o dal rosso dei mattoni delle antiche kasbah.
Quando la valle, in primavera, si copre di rose selvatiche, chiamate anche rosa di maggio o rosa centifolia, e soprattutto nel periodo di massima fioritura, i profumi intriganti e persistenti che impregnano l’aria, dalle oasi del Dades fino a i canyon della vallata, trasportati dal vento del deserto, si possono annusare fino a Marrakech. In inverno quasi neppure si notano, perché sono nascoste tra le fitte siepi.
Per secoli le rose di Damasco vennero coltivate dai berberi, i quali le utilizzavano per proteggere dagli animali, con i loro spinosi arbusti, i confini delle loro coltivazioni di grano e ortaggi. Tutt’oggi vengono utilizzate per delineare i confini delle proprietà e recintare gli appezzamenti di terreno all’interno dei quali i marocchini coltivano i loro orti, visto che il forte profumo delle rose damascene riesce a tenere lontani gli animali.
Ma è intorno agli anni Trenta che avviene la svolta, quando alcuni profumieri francesi notarono la rosa damascena, o meglio, ne annusarono l’intensità dei profumi, trovandosi in Marocco proprio nel periodo della piena fioritura.
Il risultato? Uno dei migliori ingredienti dei profumi francesi è l’olio essenziale di rosa damascena. Ma lo è anche dei profumi orientali, visto che quei nasi profumieri hanno avuto l’accortezza di non depredare il territorio dalle rose ma di stabilire in quelle zone due fabbriche per la produzione di oli, essenze e profumi e di insegnare ai marocchini la tecnica della coltivazione delle rose, in modo che la tradizione diventasse un’opportunità di crescita e di business anche per le famiglie locali.
Varie essenze si possono ricavare dall’estrazione di questo olio in base alla qualità dei petali, la più famosa delle quali è l’acqua di rose, ma l’essenza più pregiata è la Assoluta di Rosa. Sebbene sia “di seconda scelta”, l’acqua di rose è una colonna portante della cultura del Marocco, infatti si utilizza moltissimo nei trattamenti di bellezza ma anche in cucina come aroma alimentare di dolci e pietanze salate, assumendo addirittura il ruolo di simbolo di ospitalità, visto che viene offerta agli ospiti prima di sedersi a tavola.
Secondo la tradizione, comunque, sono le donne le incaricate a raccogliere le rose, e lo fanno di buon mattino, quando i boccioli sono appena schiusi, oppure subito dopo il tramonto, in modo da non diminuire la resa olfattiva e la loro consistenza. Dopo la raccolta, le donne portano i fiori nella kasbah di Kelaat M’Gouna, dove avviene la separazione dei petali. Alcuni, infatti, si essiccano per produrre il famoso potpourri o per la profumazione della casa, mentre altri, quelli più freschi, vengono usati per la distillazione di essenze e profumi.
A Kelaat M’Gouna potrete assistere all’intero processo di lavorazione delle rose, dalla scelta dei petali all’essiccazione alla lavorazione, con una visita all’Hotel delle Rose, dove si trova una distilleria delle essenze.
Lì si trovano anche tante botteghe che vendono prodotti a base di rosa, e sono certa che non riuscirete a tornare a casa senza averne acquistato uno. Ricordate, però, mentre contrattate il prezzo, che per ottenere un chilo di distillato, bisogna raccogliere 500 chili di rose, che ad occhio e croce corrispondono a 250.000 fiori. Ecco perché i profumi con la rosa di Damasco costano così tanto. Dunque non siate parsimoniosi e pagate il giusto prezzo che meritano le rose e il lavoro manuale che c’è dietro.






