In Marocco si può trovare un po’ di Svizzera ed anche un po’ di Francia. C’è una città che, con i suoi secoli di storia, cultura e spiritualità, si fa chiamare la “Versailles del Marocco”. Sto parlando di Meknes, una delle quattro città imperiali del Marocco, insieme a Fes,MarrakecheRabat.
Una città che pullula di monumenti storici, siti naturali e moschee, infatti viene chiamata anche la “Città dei cento minareti”. È protetta da oltre 40 chilometri di imponenti mura difensive tutt’ora visibili con bastioni alti 15 metri, dentro a cui si sviluppa un villaggio dipinto d’ocra nel cuore del regno del Marocco.
Il nome Meknes deriva dal nome della tribù berbera che la fondò e la dominò fin dall’ottavo secolo, Meknassi o Meknassa.La città monumentale è Patrimonio Unesco dell’Umanità, ed è situata nella parte centro-settentrionale del paese, tra le montagne del Medio Atlante e del Rif, a 130 chilometri da Rabat. Dunque è la città perfetta da cui cominciare il vostro tour del Marocco.
Cosa vedere a Meknes
Fondata nel 1061 come roccaforte militare, Meknes permette di riscontrare elementi dell’architettura spagnola e di quella araba. Attraversando le 9 porte monumentali intarsiate, potrete passeggiare tra maestosi edifici in stile ispano-moresco che risalgono al 1600, visitare la Medina, la Kasbah, i souq (più piccoli di quelli di Fès o Marrakech ma altrettanto vivaci), le moschee, gli hammam, i giardini, le case con balcone del quartiere ebraico, i vicoli della vecchia mellah e i tantissimi granai.
I moltissimi monumenti che si trovano a Meknès permettono ai visitatori provenienti da ogni parte del mondo di riconoscerne il ricco passato imperiale.

Porta Bab Mansour
Il cuore della città imperiale è rappresentato dalla porta Bab Mansour, nella parte sudorientale di Piazza El Hedim. È la porta imperiale più maestosa del Marocco che funge da ingresso alla città, terminata nel 1732. Il progetto porta la firma di un cristiano convertito all’Islam, infatti il “Mansour” è il “rinnegato”.
Ancora oggi è possibile leggere molte iscrizioni e scorgere le piastrelle zellij, sbiadite ma sempre belle da vedere.
Accanto a Bab Mansour scorgerete una porta più piccola, edificata nello stesso stile, la porta Bab Djemaa en Nouar.
Palazzo e Museo Dar Jamaï
Il sontuoso palazzo Dar Jamai, inaugurato nel 1882, merita una visita per la ricchezza delle sue stanze, decorate con intonaco scolpito e legno dipinto, e per il rigoglioso giardino andaluso in cui vivono palme, banani, limoni, cipressi e papiri. È un edificio con eleganti finestre dipinte, ricco di piastrelle e con il tipico koubba, un santuario arredato come se fosse un salone tradizionale, con tanto di tappeti lussuosi e cuscini pregiati.
Appartenuto alla famiglia Jamai, dentro al palazzo si trova l’omonimo Museo Dar Jamai, al cui interno è visitabile una mostra della collezione di arte marocchina (gioielli, oggetti di ferro battuto, sculture in legno, tessuti, tappeti, abiti e ceramiche), con oggetti posseduti dal sultano Moulay Ismail.
Mausoleo di Moulay Ismail
Ed è proprio al mausoleo di Moulay Ismail che bisogna dedicare una visita durante il vostro itinerario a Meknes. Si trova all’interno della Medina, sul lato opposto di piazza el Hedim, e rappresenta l’ultima dimora del sultano, nonché uno dei tre santuari marocchini (gli altri due sono la tomba di Mohammed V di Rabat e la Medersa Bou Inania a Fes) che può essere visitato anche da chi non è musulmano, anche se i non musulmani non possono andare esattamente vicino alla tomba.
Il santuario, in cui è sepolto Moulay Ismail insieme ad una delle sue 50 mogli e due dei suoi 800 figli, è costituito da eleganti corti, camere decorate con piastrelle zellij e stucchi finemente elaborati.
Heri es-Souani
Con una piccola passeggiata dalla porta Bab Mansour si raggiunge l’enorme complesso di Heri es Souani, chiamato anche Dar el-Ma. Si tratta di un insieme di magazzini, stalle, granai, depositi e fienili utilizzati dal sultano Moulay Ismail, caratterizzato da alti soffitti a volta, in cui venivano conservati gli alimenti da consumare in caso di siccità o di assedio. E lì trovavano ricovero anche circa 12 mila cavalli.
Tra una camera e l’altra, realizzate con pareti spesse 3 metri e finestre piccolissime, furono costruiti dei pozzi alimentati da ruote idrauliche e un sistema di canali d’acqua a pavimento, in modo da mantenere bassa la temperatura e far circolare l’aria. Ancora oggi questi pozzi rappresentano uno degli esempi più alti dell’ingegneria marocchina nel XVII secolo.
Dal tetto, salendo sulla terrazza, potrete ammirare Meknes e i 4 ettari del bacino Agdal Souani da una splendida vista.
Volubilis
Volubilis è il più grande e meglio conservato sito archeologico romano del Marocco, a nord di Meknes, estenso per circa 40 ettari. All’interno del sito si trovano l’Arco di Trionfo di Caracalla e il Tempio di Giove Capitolino. Rimase intatto fino al terremoto del 1700, per poi venire saccheggiato per la costruzione di Meknes.
Dopo aver visitato tutte queste meraviglie architettoniche, non dimenticate che Meknes è famosa anche per essere la città dei tappeti. In quest’area del paese, infatti, la produzione artigianale dei kilim, i tipici tappeti che le donne berbere realizzano in occasione del matrimonio, è molto florida. I turisti amano portare a casa uno di questi pezzi unici di artigianato marocchino che è possibile trovare nei mercati.