Usi e costumi del narghilè in Marocco: fra cultura e comunità

Non dovete essere per forza dei fumatori per apprezzare il narghilè, questo oggetto talmente affascinante e pieno di storia, cultura e filosofia da essere diventato un esempio di aggregazione e di comunità.

In Marocco, in Egitto e in gran parte del mondo arabo e dell’ex Impero ottomano il suo nome è shisha e, oltre al suo utilizzo comunemente noto, è riconosciuto come uno strumento di meditazione. Narghilè è il nome più diffuso in Italia.

Sitratta di una specie di grande pipa ad acqua composta da un’ampolla di vetro di varie dimensioni, fogge e colori, un corpo centrale generalmente in acciaio, un braciere e un tubicino flessibile da cui si aspira. La shisha viene utilizzata per vaporizzare miscele speciali di tabacco aromatizzato e per fumarlo si riempie l’ampolla fino a tre quarti d’acqua (generalmente profumata) e si scalda il tabacco nel braciere con appositi carboncini.

Dopodiché il fumo viene attirato nell’ampolla, dentro alla quale si trova una spirale che raffredda il fumo nell’acqua prima che questo giunga alla bocca del fumatore, e forma vapore aromatico, che i fumatori di shisha aspirano dal tubo inserito negli innesti, ossia le apposite aperture nell’ampolla.

Alcuni modelli di shisha più piccoli hanno un solo tubicino e si usano per fumare da soli, mentre quelli di dimensioni più grandi prevedono l’inserimento di più tubicini che permettono di fumare collettivamente. Ovviamente, più tubi ci sono, meno tempo dura il tabacco.

Shisha: storia e tradizioni culturali

Ma da dove arriva la shisha o narghilè? Questo oggetto tradizionale marocchino ha una provenienza molto antica. Anche se non è stato possibile risalire alla sua data di nascita esatta, molti studi circoscrivono la comparsa del primo narghilè alla seconda metà del 1500. Alcuni studiosi gli attribuiscono i natali in Egitto, perché lì sono state rinvenute le prime tipologie di shisha, ma questo paese non è stato ufficialmente confermato.

È certo, però, che la sua provenienza sia legata ai paesi mediorientali e che l’utilizzo della shisha si sia diffuso rapidamente nel mondo arabo, persiano e turco, soprattutto tra le popolazioni più povere. Queste fumavano per lo più melassa di tabacco e utilizzavano una noce di cocco come ampolla, delle canne di bambù al posto dei tubi, materiali poveri e meno resistenti quali il rame e l’ottone per costruire il corpo e la canapa per le guarnizioni.

Il pregio della shisha fu quello di non aspirare direttamente il fumo, ma di rendere più piacevole e leggero il sapore intenso del tabacco facendolo diluire con l’acqua.

Oggi la shisha è per antonomasia uno degli elementi più iconici e diffusi in tutto il mondo dei popoli mediorientali e dei nativi berberi, un po’ come lo sono l’olio di Argan, l’henné, il kajal, l’hammam, l’harissa e la tajine. Elementi divenuti capisaldi della cultura tradizionale che ho avuto la fortuna di conoscere a fondo durante i tanti tour che organizzo in Marocco, un paese sicuro e ricco di fascino.

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Shisha marocchina: non solo strumento di fumo

Fumare il narghilè/shisha è un antico ma ancora diffusissimo rituale, una delle usanze più diffuse della cultura marocchina, che simboleggia l’unione, l’amicizia e la fratellanza tra gli uomini.

La shisha, infatti, supera il semplice concetto di strumento per il fumo, perché incarna l’essenza della cultura, della comunità e della tradizione marocchina. Fumare il narghilè in Marocco è un’attività sociale con profonde radici culturali, un elemento di comunione e aggregazione, di conversazione e di relax, ma anche di meditazione, svolta in un ambiente confortevole, informale e accogliente. Non esiste casa, locale, festa, cerimonia, celebrazione religiosao qualsiasi altro luogo di ritrovo in cui non si veda fumare regolarmente la shisha a gruppi di amici e familiari. Durante il Ramadan, come per il cibo e le bevande, si può fumare la shisha solo dopo il tramonto e prima che sorga il sole.

Se volete provare l’esperienza di fumare la shisha, basta recarvi in uno dei tantissimi caffé shisha o shisha bar, i locali pubblici tradizionalmente dedicati alla pratica del narghilè.

In conclusione, la shisha è un simbolo di convivialità per le popolazioni arabe, è il rispetto delle diverse tradizioni culturali, è una forma d’arte per via dei vari design moderni e dettagliati che rendono unico e prezioso ogni esemplare. Se volete portare a casa un souvenir dal Marocco, adesso sapete cosa comprare per abbellire la vostra casa.

Shisha: quale tabacco si mette nel narghilè

Con la shisha si fuma un insieme di foglie di tabacco (di solito molto speziato), un po’ come quelle che vengono inserite nella pipa tradizionale. A differenza di questa, però, il fumo viene aspirato, dunque è più fresco e depurato rispetto al fumo prodotto dalla pipa.

Prima di scaldarlo nell’apposito braciere, il tabacco per la shisha viene impregnato di melassa, una miscela di tabacco e glucosio alcolico liquido che ha la funzione di rallentare il più possibile la combustione e di addolcire il gusto del fumo. Poi il tabacco viene posizionato sotto un foglietto di metallo pieno di piccoli fori, sul quale si poggia la brace di carbone. Al posto di questa, si possono utilizzare degli speciali minerali che assorbono la melassa, che viene poi utilizzata come alternativa al tabacco e dunque si può fumare la shisha senza nicotina.

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Chi sono

in marocco con lisa

Mi chiamo Lisa e fin da piccola ero affascinata dai racconti di viaggi e dalle altre culture.

Oggi con T.L. TOURS, organizziamo tour in Marocco con l’obiettivo di far conoscere la vera cultura, l’ospitalità e le tradizioni attraverso il contatto con la gente locale

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